Prima della battaglia di Zama - Quae manent 2 pagina 419 numero 13

In castra ut est ventum, pronuntiant...

Quando arrivarono nell'accampamento, Scipione ed Annibale ordinarono (lett pres cons temp) ai soldati di tenere pronti non un solo giorno ma continuamente le armi e gli animi per la battaglia decisiva, se li avesse assistiti la fortuna, [sarebbero stati] vincitori.

Roma o Cartagine prima del giorno dopo (castinam noctem) avrebbero saputo chi avrebbe dato le leggi ai popoli; il premio della vittoria sarebbe stato non l'Africa o l'Italia ma il modo delle terre; il pericolo sarebbe stato equivalente al premio per quelli ai quali la sorte sarebbe stata avversa.

Ed infatti per i Romani non era disponibile alcuna via di scampo in una terra straniera e sconosciuta ed esaurito l'aiuto finale (abl ass), a Cartagine, sembrava, fosse imminente la rovina. Il giorno dopo andarono (lett pres) a questa battaglia decisiva due celebri comandanti dei due di gran lunga più forti eserciti e dei due più forti popoli destinati in quel giorno a portare al culmine molti decori già acquisiti prima o piuttosto a spazzarli via. Dunque la dubbiosa speranza e la paura turbavano gli animi;

a coloro che osservavano ora i loro, ora la schiera dei nemici, ponderando gli uomini più con gli occhi che con la ragione, si presentavano allo stesso tempo cose ora liete ora tristi; le cose che a loro stessi non venivano in mente di loro iniziativa, le suggerivano i comandanti, ammnendo(li) ed esortando(li).
(By Vogue)

Versione tratta da Livio

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