Riconoscenza di Cesare verso un veterano - Quae manent 2 pagina 225 numero 16
Causam dicebat apud divum Iulium...
Uno dei veterani un po' più violento verso coloro che aveva accanto si difendeva presso il Divo Giulio, e la causa era quasi persa.
Dice: "Ricordati comandante, che in Spagna ti slogasti la caviglia all'incirca presso il Sucrone?" Cesare avendo detto che se lo ricordava dice: "Ricordati pure che sotto un albero che emanava una minima ombra, volendo dimorare dato che il sole era molto caldo, ed il luogo essendo molto scosceso, uno dei commilitoni ti stese sotto il proprio mantello invernale?" Cesare avendo detto: "Certamente mi ricordo questo.
Allora, spossato dalla sete, perché impedito non potevo andare alla fonte più vicina, un commilitone, un uomo forte e valoroso, mi portò l'acqua nel suo elmo. Dice: "Tu comandante potresti dunque perdonare quell'uomo o quell'elmo?". Cesare dice che non può riconoscere l'elmo, può riconoscere egregiamente l'uomo; e aggiunge: "Tu non sei assolutamente quello". Dice "Cesare giustamente, non mi riconosci; infatti quando è avvenuto ciò, ero sano (stavo bene); poi nella battaglia presso Munda mi è stato accecato un occhio, e sono stato ferito in testa.
Non riconoscerai quell'elmo, se lo avrai visto: è stato infatti squarciato da una spada spagnola". Allora Cesare vietò di procurargli fastidio e donò al proprio soldato i campicelli, a proposito dei quali c'era stato il motivo delle liti.
(By Maria D. )
Versione latino tratta da Seneca