Terribili presagi per un destino ineluttabile - Quae manent 1 pagina 564
Non sinit nos de se silentium agere...
M. Crasso non permette che noi facciamo silenzio su di sé, che deve essere annoverato tra le gravissime perdite dell'Impero Romano, abbattuto dai moltissimi e evidentissimi colpi dinanzi alla così grande catastrofe degli avvertimenti divini.
Era in procinto di condurre da Carre l'esercito contro i Parti. Per tale ragione gli sarebbe stata consegnata per caso una divisa militare scura, mentre si era soliti dare a coloro che uscivano in battaglia bianca o purpurea, non poté essere visibile: certamente, avendo visto ciò, i soldati, che in base ad un'antica istituzione dovevano accorrere con alacre clamore, si riunirono mesti e taciti presso le prime file (la retroguardia).
Una delle aquile poté essere strappata a stento dal primo manipolo, l'altra, estratta con molta fatica, questa stessa si volse in direzione contraria diversamente da come era portata. Giove aveva ammonito abbondantemente anche C.Pompeo a non lanciarsi nel tentare la sorte della guerra con C.Cesare: gettando all'esercito in marcia di costui che usciva da Durazzo prima di tutto i fulmini avversi, oscurò gli astri con sciami di api, gli animi dei soldati avvolti ormai da un'istantanea tristezza, dopo che le vittime sacrificali avevano trovato rifugio lontano dagli stessi altari.
Perché le leggi intaccabili della necessità non abbiano lasciato andare (liberato) lo spirito di costui, del resto lungi dalla follia, per giusta ragione non era permesso agli umani di sapere esaminare questi stessi prodigi. Pertanto, mentre sollevava tali presagi, nello spazio di un giorno distrusse tutti i beni e gli ornamenti, che aveva contratto (raccolto) fin dall'uscita dell'adolescenza fino all'invidia.
(By Maria D.)
Versione tratta da Valerio Massimo