Un oracolo... di parte - Quae manent 2 pagina 279 numero 4
Hammonis oraculum non eandem effigiem...
L'oracolo di Ammone non ha la stessa immagine che gli artisti adattarono comunemente alle divinità.
Fu considerato molto simile ad un ombelico, congiunto a ad uno smeraldo e a pietre preziose. Quando fu chiesto il responso, i sacerdoti lo portarono su un'imbarcazione dorata, con molte coppe d'argento che pendevano da entrambi i lati dell'imbarcazione. Ma allora in verità il più anziano tra i sacerdoti chiamò (inf storico) il Re Alessandro che si era accostato molto vicino "figlio", affermando che il genitore Giove gli rendeva tale nome. Quello in verità asserì che lo accettava e lo riconosceva, dimenticando l'umana sorte. Poi rifletté se il padre gli avesse destinato in sorte l'impero di tutto il mondo; costui, composto serenamente in adulazione, mostrò che sarebbe stato il rettore di tutte le terre.
Dopo tali eventi insistette a chiedere se tutti gli uccisori del proprio genitore avessero pagato le pene. Il sacerdote disse che il genitore di costui non avrebbe potuto essere violato dalla scelleratezza di quello, che invece tutti avrebbero purificato i supplizi di filippo; aggiunse che sarebbe stato invincibile, finché fosse giunto presso gli dèi. Compiuto poi il sacrificio, furono dati doni ai sacerdoti e alla divinità, e fu permesso agli amici, che anche loro stessi consultassero Giove: non chiesero nulla di più, rispetto a se fosse stato il fautore per lui stesso di adorare il proprio re con onori divini.
L'indovino Rispose che anche ciò sarebbe stato accettato da Giove. In verità le vane risposte dell'oracolo sarebbero potute sembrare vane al re, vere anche a colui che pensa con sano raziocinio; ma la fortuna, rese coloro che costrinse a credere a lei sola, per la maggior parte avidi di gloria più che capaci.
Versione tratta da Curzio Rufo