Una dea non affidabile - Quae manent 1 pagina 90 numero 5
Fortuna Romae et Athenis dea putatur et colitur. Nam Fortuna incolis, matronis, nautis et poetis grata domina est. In advenarum terris nautae arcas gemmis et margaritis...
La Fortuna a Roma e ad Atene era considerata una dea e veniva venerata. Infatti la Fortuna è una sovrana amata dagli abitanti, dalle matrone, dai marinai e dai poeti.
Nelle terre degli stranieri i marinai desiderano trovare scrigni pieni di gemme e di perle o sotto terra pentole con ricchezze. Anche le matrone con le figlie spesso consacrano alla dea Fortuna vittime e corone floreali.
Le matrone chiedono vesti eleganti e braccialetti. Le figlie invece desiderano vivamente gemme e nozze meravigliose. Ma la Fortuna è una dea cieca: spesso manda povertà, affanni e preoccupazioni.
Dobbiamo in conseguenza temere l'incostanza della Fortuna. Dalla dea non viene offerta una vera gioia: infatti non le ricchezze, né l'abbondanza di dracme ma la concordia, la giustizia e la sobrietà rendono la vita beata.