Momento di sconforto - Romanorum Cultus - Cicerone versione latino
Momenti di sconforto
versione latino Cicerone del libro
ROMANORUM CULTUS pag. 114 n. 97
Tullius salutem dicit Terentie suae et Tulliae et Ciceroni Accepi ab Aristocrito tres epistulas, quas ego lacrimis prope delevi; conficior...
Tullio saluta la sua cara Terenzia e Tullia e Cicerone Ho ricevuto da parte di Aristocrito tre lettere, che io ho quasi cancellato con le lacrime;
sono distrutto infatti dalla pena, o mia Terenzia, né mi tormentano di più le mie sofferenze rispetto alle tue e alle vostre, ma io sono più infelice di te, che già sei al culmine dell’infelicità, per il fatto che questa stessa sventura è comune a ciascuno di noi due, ma la responsabilità è esclusivamente mia. Sarebbe stato mio dovere o evitare il pericolo accettando una missione o resistere con l’impegno e le risorse oppure cadere coraggiosamente:
nulla è stato più misero, più turpe e più indegno di noi di ciò Perciò da una parte sono distrutto dal dolore dall’altra anche dalla vergogna: infatti mi vergogno di non aver mostrato virtù e zelo alla mia ottima moglie, ai dolcissimi figli; infatti mi compaiono davanti agli occhi giorno e notte la vostra miseria, l’afflizione, e la debolezza della tua salute, ma appare una debole speranza di salvezza. Ci sono molti nemici, pressoché tutti invidiosi:
mandarmi via fu cosa di grande impegno, ; ma tuttavia, finché voi avrete speranza, io non verrò meno, affinché non sembri che tutte le cose siano andate male per colpa mia. Abbi cura di te e sta’ sicura che per me nulla è e è stato mai più caro di te. Arrivederci, mia Terenzia; che mi sembra di vedere davanti ai miei occhi: e così mi struggo di lacrime.