Conseguenze dell'eccidio di Sagunto

Sub idem fere tempus et legati qui redierant ...cum orbe terrarum bellum gerendum in Italia ac pro moenibus Romanis esse.

Quasi nello stesso tempo, sia gli ambasciatori che erano tornati da Cartagine a Roma riferirono che tutte le cose erano ostili  sia fu riferita la distruzione di Sagunto.

E un gran dolore, compassione per gli alleati uccisi miseramente, rimorso per un aiuto non portato, ira verso i Cartaginesi, paura per la delicatezza della situazione pervasero allo stesso tempo i senatori, come se il nemico fosse già alle porte, così che gli animi, turbati contemporaneamente da tante emozioni trepidavano piuttosto che darsi alla riflessione; dissero infatti che un nemico più terribile e bellicoso non si era mai scontrato con loro e che la situazione romana non era mai stata tanto inerte e debole.

I Sardi, i Corsi, gli Istriani e gli Illiri provocato più che messo in difficoltà le armi romane e con i Galli c'erano stati attacchi improvvisi più che vera e propria guerra: il cartaginese, antico nemico, grazie a un servizio militare durissimo di ventitré anni  sempre vincitore fra i popoli ispanici, abituato a un comandante fierissimo, reduce dalla distruzione di una ricchissima città, stava attraversando l'Ebro. Portavano con sé tanti popoli spagnoli, dopo averli sollevati;

avrebbero infiammato le popolazioni della Gallia sempre assetate di guerre; bisognava combattere la guerra in Italia con il mondo e in difesa delle mura di Roma.
(by Vogue)

Versione di Livio, Ab Urbe condĭta XXI, 16

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