Nunc ut in exordio sum pollicitus de mutis villae custodibus loquar

Ora, come ho promesso nell'esordio, parlerò dei muti guardiani della fattoria, anche se a torto chiamiamo il cane "muto guardiano". Perché?

Chi, infatti, tra gli uomini, annuncia un animale oppure un ladro, più distintamente o con un clamore tanto grande quanto un cane (fa) con i propri latrati? Chi è uno schiavo più devoto al padrone? Chi mai (è) un compagno più leale? Chi un guardiano più incorruttibile? Quale sentinella più vigile si può trovare? Chi, infine, è un vendicatore più risoluto?

Per questa ragione, l'agricoltore deve in primo luogo possedere e mantenere un cane, poiché esso protegge la fattoria e i prodotti, e la famiglia, la stalla e i capi di bestiame. Vengo ora a quegli uccelli che i Greci chiamano "anfibios", poiché non prediligono soltanto luoghi terrestri, ma anche acquatici, né amano il suolo più dello stagno. Ebbene, per quale ragione è opportuno allevare le oche? È opportuno perché quella specie di volatili richiede la minima cura, e fornisce una sorveglianza piuttosto scrupolosa;

con forti starnazzi, infatti, rivela un aggressore, così come è stato tramandato anche in occasione dell'assedio del Campidoglio, quando le oche, starnazzando, annunciarono l'arrivo dei Galli, mentre i cani stavano in silenzio.

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