Vidimus cum quanta caerimonia non solum ...

Noi vediamo con che grande venerazione voi non soltanto onoriate i vostri dèi, ma accogliate anche quelli esteri.

Esiste presso di noi un santuario di Proserpina, della cui sacralità credo che vi sia giunta voce al tempo della guerra di Pirro: costui, ritornando dalla Sicilia, mentre veniva portato dalla flotta oltre Locri, tra le altre brutte azioni che commise contro la nostra popolazione per via della nostra lealtà nei vostri confronti, rubò anche i tesori di Proserpina, inviolati fino a quel giorno; quindi, caricatoil denaro sulle navi, egli partì non via mare, ma via terra.

E che cosa accadde, dunque, o senatori? Il giorno successivo la flotta fu distrutta da una terribile tempesta e tutte le navi che trasportavano il sacro denaro furono scaraventate sulle nostre spiagge. Alla fine, quel medesimo prepotentissimo re, imparato al prezzo di questo rovescio tanto grande che gli dèi esistono, ordinò che tutto il denaro radunato fosse riportato nel santuario di Proserpina. Da allora in poi a quello non capitò mai più nulla di buono: infatti, dopo essere stato cacciato dall'Italia, egli morì ad Argo di una morte vergognosa e disonorevole.

Sebbene avessero sentito (raccontare) questi fatti, il vostro luogotenente e i tribuni mossero le mani sacrileghe su quei tesori inviolati e macchiarono sé stessi e le loro case e i vostri soldati con quel bottino empio.

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