Il flagello delle cavallette

Cum consules essent Marcus Plautius et Fulvius Flaccus, in Africa tam horribilis inusitataque clades consecuta est ut nulla funestior fuerit....

Durante il consolato di Marco Plauzio e di Fulvio Flacco, capitò un flagello così orribile ed inatteso che niente fu mai più devastante.

Infatti per l’intera regione si unirono insieme così tanti sciami di cavallette che non solo cancellarono ogni speranza di raccolto, ma consumarono anche tutte le erbe con parte delle radici e le foglie degli alberi con i rami teneri. Quando ebbero rosicchiato anche le cortecce amare e il legno secco, catturate da un improvviso vento e compresse in una palla e portate a lungo per il cielo, vennero infine immerse nel mare.

Quando i flutti respinsero immensi cumuli di esse estesamente sulle coste, quel cumulo melmoso e putrefatto esalò un fetore troppo ripugnante e pestifero al di là dell’attesa. Donde ne seguì una pestilenza di tutti gli animali tale che i cadaveri putrefatti di uccelli, di bestiame e di bestie selvatiche accrebbero il danno delle cavallette.

Grande fu anche la mortalità degli uomini. La calamità fu tanto violenta che in Numidia, dove Micipsa era allora re, morirono ottocentomila uomini.

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