Ab Urbe condita Romani aquas aut ex puteis aut es fontibus hauriebant; nunc autem ...

Dalla fondazione di Roma, i Romani attingevano l'acqua o dai pozzi o dalle sorgenti; ora invece confluiscono dentro Roma l'acqua dell'acquedotto Appio, l'acqua del vecchio acquedotto dell'Aniene, l'acqua del nuovo acquedotto dell'Aniene, l'acqua dell'acquedotto Marcio, Tepolo, Giulio, Vergine, Augusto e Claudio.

Dopo l'inizio della Guerra Sannitica, portò dentro Roma l'acqua dell'acquedotto Appio il Censore Appio Claudio Crasso, che realizzò anche la Via Appia da Porta Capena fino alla città di Capua.

Dopo pochi anni, per la prima volta il censore M. Curio Dentato portò fin dentro Roma l'acqua del vecchio Aniene. Agrippa portò l'acqua dell'acquedotto Vergine dalla terra di Lucullo fino a Roma: l'acqua dell'acquedotto venne chiamata "Vergine", perché una giovinetta indicò le vene d'acqua ai soldati che cercavano l'acqua; i soldati, seguendo le vene d'acqua, trovarono una notevole quantità d'acqua.

Un piccolo tempio, molto vicino alla sorgente, rappresenta per mezzo di un dipinto il racconto dell'origine. L'acquedotto Vergine comincia in luoghi palustri a circa otto miglia dalla via Collazia; da lì arriva fino a Roma in un corso sia sotterraneo, sia fuori terra.

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