Alexander, cum ex Asia in Aegyptum exercitum traduxisset, ad Nilum flumen pervenit ...
Alessandro, dopo che dall'Asia ebbe guidato l'esercito in Egitto, giunse al fiume Nilo e discese fino alla palude Mareotide, dove gli ambasciatori dei Cirenei, chiedendo la pace, gli offrirono dei doni.
Alessandro, dopo aver accettato i doni, promise la propria amicizia e proseguì la marcia attraverso luoghi disabitati, allo scopo di arrivare presso il tempio di Ammone, ubicato in un'oasi, e consultare l'oracolo di Giove. La fatica della marcia fu sopportabile nel primo e nel secondo giorno, dal momento che l'esercito di Alessandro non si era ancora addentrato nella vasta e spoglia desolazione del deserto.
Ma il terzo giorno, le pianure ricoperte dalla sabbia alta infusero il terrore nei soldati: non si vedeva alcun albero, ormai l'acqua mancava, e sulla terra secca non c'era alcuna sorgente. Per giunta, il sole aveva infiammato ogni cosa al punto che anche le facce dei soldati erano secche e bruciate.
I soldati, presi dalla disperazione, volevano desistere dall'impresa, ma Alessandro, saputa la cosa, ordinò di proseguire la marcia. Improvvisamente, un po' per un regalo degli dèi, un po' per caso, le nuvole nascosero il sole, ed una cospicua pioggia offrì un grande sollievo ai soldati, stremati dal caldo e dalla sete.