Inter deos deasque Graeci maxime Apollinem colebant quia eum non solum primum ...

I Greci, tra gli dèi e le dee, veneravano Apollo in maniera particolare, poiché lo consideravano non soltanto l'inventore originario della medicina, della musica e delle poesie, e infine di molte arti, ma anche il dio dei suonatori di cetra e degli indovini.

Apollo trascorreva la vita sul monte Elicona, insieme alle Ninfe e alle Muse, ma spesso saliva sul monte Olimpo, dove, durante i banchetti, allietava le orecchie degli dèi per mezzo delle corde armoniose della cetra; inoltre dal cielo, spesso scendeva sulla terra, e si aggirava volentieri per i boschi e per i monti. Sotto la sua protezione si trovavano molte regioni della Grecia e dell'Asia, dove si potevano vedere molti altari consacrati ad Apollo, dato che Apollo, per mezzo delle erbe dei campi e dei boschi, curava i malati e ristorava i corpi e le menti degli esseri umani stanchi.

Apollo veniva chiamato con molti nomi: a Delfi era soprannominato Pizio, nell'isola di Lesbo (era soprannominato) Cillenio, in Asia, presso Troia (era soprannominato) Sminteo, presso Licos veniva detto Licio. Grazie ad Apollo, i poeti componevano le poesie, gli indovini e le Sibille predicevano le cose future. In molte città Greche c'erano numerosi illustri templi di Apollo, ma principalmente era famoso l'oracolo Delfico, dove la Pizia, la sacerdotessa di Apollo, forniva gli oracoli.

Tra gli alberi, era consacrato ad Apollo l'alloro: con corone d'alloro, infatti, i Greci e i Romani antichi cingevano le tempie degli atleti vittoriosi, dei poeti famosi e dei grandi comandanti. Tra gli uccelli, invece, il dio amava la garrula cornacchia.

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