Nocte Scylla crinen purpureum patris in somno recidit, postea per hostium castra ad Minois tabernaculum ...
Durante la notte Scilla taglia nel sonno il capello rosso del padre, poi, attraverso l'accampamento dei nemici, accorre alla tenda di Minosse e dice al re: Io Scilla, figlia di Niso, dono a te una prova del mio amore insieme alla libertà della mia patria; infatti, se avrai tu il capello rosso di mio padre, sconfiggerai le truppe dei Megaresi e conquisterai la città.
Ma lo spaventoso misfatto scuote l'animo del re Minosse. Infatti egli biasima con parole aspre il tradimento di Scilla, e caccia via con grande indignazione la giovane dall'accampamento dei Cretesi. Poi mette fine alla guerra con i Megaresi, e ritorna a Creta.
Scilla, tormentata dal rimorso, si getta nel mare. La sventura della povera fanciulla muove alla misericordia Venere, la dea dell'amore, che trasforma Scilla in un airone, un grande uccello marino.