Camillo, vittorioso sui Galli, è salutato secondo fondatore di Roma

Instruit deinde aciem ut loci natura patiebatur in semirutae urbis solo et omnia ad bellum apta providit...

Poi schierò l'esercito in ordine di battaglia, come permetteva la conformazione geografica del luogo, sul suolo della città per metà crollata, e procurò tutte le cose idonee ai fini della guerra.

I Galli, intimoriti dal genere insolito della guerra, imbracciano le armi e, adirati, si scagliano contro i Romani. Ormai la sorte era cambiata, ormai le forze degli dèi e i piani umani favorivano i Romani.

E così, al primo assalto, i Galli furono sbaragliati. Poi, vengono sconfitti (anche) in una seconda battaglia dalle truppe dei Romani, con Camillo come comandante. Lì la strage si impossessò di tutte le cose. L'accampamento viene conquistato, e, non fu lasciato (vivo) neppure un messaggero della disfatta.

Il dittatore, dopo aver recuperato la patria dai nemici, ritornò trionfante a Roma, e, tra gli scherzi militari, con lodi non ingiustificate, veniva definito "padre della patria" e "secondo fondatore di Roma".

Versione tratta da: Livio

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