Orfeo ed Euridice (II)
Ad altam Orci ianuam Orpheus pervenit acceditque ad dominum Erebi tremendum qui numquam …
Orfeo giunge alla porta profonda dell'Orco, e si appropinqua allo spaventoso padrone dell'Erebo, il quale non viene mai impietosito dalle preghiere umane.
Si impietosiscono però le ombre e le anime dell'Erebo, figure di uomini antichi, perché la musica di Orfeo sconfigge anche l'estrema punizione della morte. La regina degli Inferi, Proserpina, consegna la fanciulla al compagno, ma avverte: Avanza diritto davanti alla sposa, e non volgere mai indietro il passo!
In questa maniera, condurrai Euridice alle brezze di sopra, in questa maniera la fanciulla riceverà di nuovo la vita. Ma, se con i tuoi occhi avrai visto il bel volto sotto la terra buia, immediatamente perderai l'amata per l'eternità. Orfeo risale di nuovo verso il cielo, e l'amata sposa va dietro. Ormai giungevano alle brezze di sopra, quando un'improvvisa pazzia si impossessa del povero Orfeo: si ferma, guarda la sua Euridice, ed immediatamente la perde.
Le crudeli volontà degli dèi richiamano indietro la sposa: la fanciulla tende invano le mani al compagno, versa molte lacrime, e viene sprofondata di nuovo nell'oscuro Tartaro.