Pelopidas cum adversa fortuna conflictatus est. Nam et initio ...

Pelopida lottò con la sorte avversa. Infatti all'inizio, esule, fu privo della patria e, poiché desiderava ridurre la Tessaglia in potere dei Tebani, e si credeva abbastanza protetto dal diritto delle delegazioni che era sacro presso tutti i popoli, catturato dal tiranno Alessandro di Fere fu immediatamente gettato in carcere.

Epaminonda lo liberò, pressando con la guerra Alessandro. Dopo che accadde ciò, non poté mai riappacificarsi con quello, dal quale era stato oltraggiato.

Pertanto convinse i Tebani a partire in aiuto della Tessaglia, e cacciare i suoi tiranni. Poiché gli era stato dato il comando supremo di questa guerra, ed era partito per quel luogo con l'esercito, non esitò a combattere non appena vide il nemico. In quel combattimento, appena vide Alessandro, acceso dall'ira, spronò il cavallo contro di lui, e andato lontano dai suoi, morì trafitto da un lancio di frecce.

E questo accadde con la vittoria favorevole: infatti ormai le truppe dei tiranni erano state sconfitte. Per questa impresa tutte le città della Tessaglia premiarono l'ucciso Pelopida con corone d'oro e statue di bronzo, e i suoi figli con molto terreno.

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