Septem milia hominum in minora castra, decem in maiora, duo ...

Settemila uomini si rifugiarono nell'accampamento più piccolo, diecimila si rifugiarono in quello più grande, all'incirca duemila si rifugiarono nel villaggio stesso di Canne, e quelli furono subito accerchiati da Cartalone, comandante dei Cartaginesi, e dai cavalieri, non essendoci alcun baluardo a proteggere il villaggio.

Il secondo console, non mescolatosi, o per caso, o per proposito, a nessuna schiera dei fuggiaschi, si rifugiò a Venosa con all'incirca cinquanta cavalieri. Risulta che furono uccisi quarantacinquemila cinquecento fanti, duemilasettecento cavalieri, e quasi la medesima parte di cittadini e di alleati; fra questi ci furono anche entrambi i questori dei consoli, L. Attilio e L. Furio Bibacolo, e ventinove tribuni militari, alcuni ex consoli ed ex pretori.

Dicono che in quella battaglia furono catturati tremila fanti e millecinquecento cavalieri. Questa è la battaglia di Canne, pari per fama alla disfatta dell'Allia, e la sconfitta così come fu più leggera, sotto il profilo delle cose che accaddero dopo la battaglia, poiché si indugiò da parte del nemico, così essa fu più pesante e più ignobile quanto a strage dell'esercito.

E infatti, presso il fiume Allia, la fuga mise in pericolo la città, ma salvò l'esercito: (invece) presso Canne, a malapena cinquanta soldati seguirono quel console che fuggiva, l'esercito fu quasi tutto dell'altro, quello che moriva.

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