Sutrio recepto restitutoque sociis, Nepete exercitus ductus est, quod, per deditionem ...

Dopo che Sutri fu stata recuperata e riconsegnata agli alleati, l'esercito venne portato a Nepi, perché, dopo che era stata presa per resa, gli Etruschi ormai la occupavano per intero.

Sembrava che nel recupero di quella città ci sarebbe stata più fatica, non solo per il fatto che era tutta dei nemici, ma anche perché, mentre una parte dei Nepesini tradiva la città, era stata stipulata la resa; parve giusto, comunque, che fosse mandato a dire ai capi dei quelli di dividersi dagli Etruschi e di dimostrare loro stessi la lealtà che avevano supplicato dai Romani. Dopo che, da lì, fu stata recapitata la risposta che nulla era di loro potere, e che gli Etruschi occupavano le mura e le postazioni di guardia delle porte, dapprima venne provocato agli abitanti della città il terrore per mezzo di saccheggi della campagna;

quindi, dal momento che la parola data di una resa era più inviolabile di una promessa di alleanza, una volta radunate dalla campagna fascine di frasche, l'esercito venne portato vicino alle mura, e dopo che i fossati furono stati riempiti, vennero avvicinate le scale, e con clamore la città viene presa al primo assalto. Quindi ai Nepesini venne imposto di deporre le armi, e venne ordinato che coloro che erano disarmati fossero risparmiati.

Gli Etruschi, armati e disarmati, vennero uccisi alla stessa maniera. Tra i Nepesini vennero uccisi con l'ascia anche i fautori della resa: alla massa innocente vennero restituiti i beni e venne lasciata la città con una guarnigione. E così, riprese dal nemico due città alleate, i tribuni riportarono a Roma con grande gloria l'esercito vincitore.