Urbem neque pro maiestate imperii ornatam et inundationibus incendiisque obnoxiam excoluit Augustus adeo ...
Augusto sviluppò Roma, non (sufficientemente) ornata rispetto alla grandezza dell'Impero ed esposta ad inondazioni ed incendi, a tal punto che, giustamente, si vantò di lasciare di marmo quella (città) che aveva ricevuto di mattoni.
Fece costruire innumerevoli opere pubbliche, tra le quali un foro con un tempio di Marte Vendicatore, un tempio di Apollo sul Palatino, un tempio di Giove Tonante sul Campidoglio. Il motivo della costruzione del foro fu la grande quantità di uomini e di processi; perciò il foro fu inaugurato in fretta, quando non era ancora terminato il tempio di Marte.
Egli (Augusto) aveva consacrato il tempio di Marte dopo aver intrapreso la guerra contro Filippo per vendicare il padre; innalzò il tempio di Apollo in quella parte della sua casa sul Palatino (lett. : "della sua casa Palatina") che gli aruspici, dopo che era stata colpita da un fulmine, avevano dichiarato che era desiderata dal dio; aggiunse un porticato, con una biblioteca Latina e Greca.
Consacrò un tempio a Giove Tonante poiché era stato liberato da un pericolo, dopo che, nella spedizione Cantabrica, durante il viaggio notturno, un fulmine aveva sfiorato la sua lettiga e aveva ucciso un servo che faceva luce davanti.