Quanti celebri vecchi! - TRADITIO - Versione latino Cicerone
Quanti celebri vecchi
Autore: Cicerone
Versione dal libro TRADITIO N. 31 PAGINA 98
Sophocles ad summam senectutem tragoedias fecit; quod propter studium cum rem neglegere familiarem videretur, a filiis in iudicium vocatus est, ut, quem ad modum nostro more male rem gerentibus patribus bonis interdici solet, sic illum quasi desipientem a re familiari removerent iudices.
Tum senex dicitur eam fabulam, quam in manibus habebat et proxime scripserat, Oedipum Coloneum, recitasse iudicibus quaesisseque, num illud carmen desipientis videretur. Quo recitato sententiis iudicum est liberatus.
Num igitur hunc, num Homerum, Hesiodum, Simonidem, Stesichorum, num, quos ante dixi, Isocraten, Gorgian, num philosophorum principes, Pythagoram, Democritum, num Platonem, num Xenocraten, num postea Zenonem, Cleanthem, aut eum, quem vos etiam vidistis Romae, Diogenem Stoicum, coegit in suis studiis obmutescere senectus?
An in omnibus studiorum agitatio vitae aequalis fuit?
Sofocle compose tragedie fino alla più tarda vecchiaia: poiché sembrava che per tale passione trascurasse il patrimonio di famiglia, fu citato in giudizio dai figli affinché, allo stesso modo in cui secondo il nostro costume si è soliti interdire i padri che amministrano malamente il patrimonio, così i giudici gli togliessero la gestione dei beni con la motivazione che ormai era fuori di senno. Si dice che allora il vecchio recitasse davanti ai giudici quella tragedia che aveva tra le mani e alla quale stava apportando gli ultimi ritocchi, l'Edipo a Colono, e poi chiese loro, se quel carme poteva essere opera di un rimbambito.
Dopo che la ebbe letta, fu prosciolto dalla sentenza dei giudici. Forse che dunque questo autore, e così pure Omero, Esiodo, Simonide, Stesicoro e quelli di cui ho parlato prima Isocrate, Gorgia, i più illustri tra i filosofi, Pitagora, Democrito, Platone, Senocrate, e poi Zenone, Cleante e quel Diogene stoico che voi avete avuto modo di vedere a Roma, furono costretti dalla vecchiaia a desistera dai loro studi? O non è forse vero piuttosto che in tutti costoro l'attività intellettuale durò tanto quanto la vita?