Sbarco di romani in Africa - Gellio

Tutor pagina 200 numero 147

Scipio, ut in conspectu terra fuit, precatus deos uti bono rei publicae suoque Africam uiderit, dare uela et alium infra nauibus accessum petere iubet....

Scipione, appena fu in vista della terra, avendo pregato gli dei di vedere l’Africa per il bene suo e della repubblica, ordinò di spiegare le vele e di dirigersi verso un altro passaggio tra le navi. Erano sospinti dallo stesso vento:

del resto la nebbiolina, levatasi pressappoco allo stesso tempo del giorno prima, portò via la vista della terra, e il vento, poiché gravava la nebbia, scemò. Quindi la notte rese tutte le cose più oscure. E così gettarono le ancore affinché le navi non si scontrassero tra loro, o non venissero gettate contro la costa.

Quando poi fece giorno e la nebbia si levò, tutti i lidi dell'Africa vennero svelati agli occhi dei Romani. Scipione, avendo domandato in che modo fosse chiamato il promontorio più vicino e a quello essendogli stato risposto: "e chiamato Bello" a gran voce disse: mi piace tale presagio: le navi si dirigano qui. La flotta si diresse in quel luogo e tutte le truppe sbarcarono a terra.

Avendo visto la flotta e avendo ascoltato il tumulto dei soldati che uscivano dalle navi, un grande timore sorse nelle città marittime e tutti i cittadini erano sparsi nei campi per sfuggire i nemici e cercare con la fuga la salvezza.

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