Principes plus exemplo quam peccato nocent
Cicerone Urbis et Orbis
Tantum mali non est peccare principes, quamquam est magnum hoc per se ipsum malum, quantum illud, quod permulti imitatores principum exsistunt. ... sed etiam quod corrumpunt, plusque exemplo quam peccato nocent.
Non è tanto male che i principi peccano, benché questo solo sia un gran male, quanto lo é che esistano molti imitatori dei principi.
Infatti si può vedere, se vuoi ripercorrere il ricordo dei tempi, di quale genere sono stati gli uomini più eminenti della città, tale fu la città: qualunque mutamento dei costumi si sia verificato nei governanti, quello subentrò nel popolo.
E questo non poco è più vero di ciò che piaceva al nostro Platone, il quale dice che, cambiati i canti dei musicanti, cambi lo stato delle città. Io invece penso che con il mutare della vita e del modo di condursi dei nobili, cambino i costumi delle città. Tanto più sono colpevoli verso lo stato i governanti viziosi, perché non solo concepiscono essi stessi i vizi, ma li infondono nella cittadinanza, e non solo nuocciono, perché essi stessi si corrompono, ma perché corrompono, e sono nocivi più con l'esempio che con il vizio.