Corrispondenza fra amici

Heri dederam ad te litteras exiens e Puteolano deverteramque in Cumanum. Ibi bene valentem...

Ieri avevo recapitato a te una lettera mentre uscivo dal Puteolano e avevo fatto ritorno nel Cumano.

Lì avevo constatato che Pilia stava bene in salute. Poco dopo ho visto di nuovo quella a Cuma, dov'era giunta per un funerale; a quel funerale fui presente anch'io: Cn. Lucceio nostro familiare aveva perduto sua madre. Rimasi dunque in quel giorno nel Sinuessano e da lì al mattino del giorno successivo partendo per Arpino ho scoperto questa lettera.

Non c'era in verità niente di nuovo sia da scrivere sia da chiederti, semmai ciò: il nostro Bruto mi ha inviato la sua argomentazione tenuta nell'assemblea capitolina (in Campidoglio) e mi ha chiesto di correggerla. È un discorso scritto così molto elegantemente nei giudizi, nelle parole, che non si può fare niente di meglio. Io tuttavia se avessi avuto tale occasione, (una tale motivazione), l'avrei scritto più arditamente.

Tu tuttavia leggi tale orazione, a meno che non l'abbia già letta, e fammi sapere cosa tu stesso pensi. Ora non vorrei (orbene non ho voluto) che il postino giungesse presso di te senza una lettera o con una lettera vuota.

Versione tratta da Cicerone

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