Preoccupazione per il liberto Zosimo

Simplicius tibi confitebor, qua indulgentia familiares meos tractem. Si essem natura...

Ti confesserò più semplicemente, con che indulgenza io dovrei trattare i miei familiari. Se fossi di indole più aspra e dura, tuttavia mi dovrebbe abbattere l'infermità del mio liberto Zosimo verso cui bisognerebbe mostrare un'umanità tanto maggiore, quanto più ora ne ha bisogno (ne è privo).

È un uomo onesto, incline al dovere, letterato e commediante, nella cui arte rende moltissimo. Utilizza anche abilmente la cetra; questo stesso legge tanto bene le orazioni le storie e i carmi, da sembrare di aver appreso solo questo. È infatti così predisposto per indole, che nulla incita e accende l'amore ugualmente quanto il timore di esserne privo.

Infatti prima di alcuni anni, per tutto il tempo che proferiva intentamente, gettava sangue (vomitava sangue) e per questo fu inviato in Egitto da me; è ritornato recentemente, rinvigorito dopo il lungo viaggio. Ma richiamato dalla debole tosse all'antica infermità, rigettò di nuovo sangue. Per questa ragione decisi di inviarlo nel tuo podere, che possiedi nel foro di giulio.

Ho infatti ascoltato che tu spesso ritirandoti qui sei grazie al clima in buona salute. Ti chiedo dunque di scrivere ai tuoi servi, di rendere accessibile al mio liberto la villa, come la casa. Io darò a Zosimo che è in partenza tanto denaro per il viaggio, quanto sia sufficiente (basti) a chi venga nel tuo podere. Stammi bene.
(By Maria D. )

Versione tratta da Plinio il Giovane

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