La villa pubblica (Versione latino Varrone)
Comitiis aediliciis cum sole caldo ego et Q. Axius senator tribulis suffragium tulissemus...
Durante i comizi tribunizi sotto il sole cocente io e il senatore Q. Acsio affine avendo votato e essendo ritornati a casa, Acsio mi disse: "Per tutto il tempo che si effettua lo scrutinio, desideri che utilizziamo l'ombra della villa pubblica". E così andiamo, giungiamo nella villa.
Lì troviamo l'augure Appio Claudio seduto sulle tribune. Alla sua sinistra sedevano Cornelio Merula, nato da una famiglia consolare, e Fircellio Pavone Reatino, alla destra Minucio Pica e M. Petronio Passero. Essendoci avvicinati a quelli, Acsio sorridendo ad Appio disse: "Ricevici nella tua voliera, dove siedi tra gli uccelli". Quello disse: "Io in verità ti ricevo in modo particolare.
Ma questa villa, che edificarono i nostri antenati, non è più frugale e migliore di quella tua rifinita nell'Arietino? Forse che qualche volta tu vedi qui legno di tuia o oro? Forse (vedi) il cinabro o l'armeno? Forse (vedi) qualcosa che (è rappresenta) un ornamento o un mosaico? Ed essendo questa villa comune di tutto quanto il popolo, quella appartiene solo a te (quella è di te solo); qua accedono i cittadini e i restanti uomini, là le cavalle e gli asini; inoltre questa potrebbe essere utile per amministrare lo stato: qui si potrebbero adagiare le coorti condotte dal console per la recluta, qui (le coorti) potrebbero esporre le armi, qui i censori potrebbero ammettere il popolo per il censimento". Disse "Acsio, questa tua villa nell'estremo campo di Marte è utile e non è più sontuosa di piaceri rispetto a tutte dell'Aretino universali fra tutte?
La tua infatti è tappezzata di quadri e non meno di immagini; nella mia non c'è alcuna impronta di Lisippo o di Antifilo, ma fitte impronte del sarchiatore e del pastore".
(By Maria D. )
Versione tratta da Varrone