Seneca si riposa nella modesta casa di campagna dell'Africano
In ipsa Scipionis Africani villa iacens haec tibi scribo,
Giacendo in questa stessa villa di Scipione l'Africano ti scrivo queste cose, adorati i Mani e l'altare di costui, che mi sembra essere come un sepolcro di un uomo tanto grande.
Mi sembra pure che l'animo di costui abbia fatto ritorno in cielo, da dove si trovava, non perché condusse grandi eserciti, ma per l'egregia moderazione e la pietà, che giudico più ammirevole in quello quando lasciò la patria che (secondo termine di paragone) quando la difese. Ho visto la villa di costui, dove era stato per sua iniziativa in esilio, costruita in pietra quadrata, il muro circondato da una selva.
Un grande piacere mi invade mentre contemplo i costumi di Scipione e i nostri: in quest'angolo quello "orrore di Cartagine" a cui Roma deve il fatto che fu conquistata soltanto una volta, lavava il corpo spossato dalle fatiche rustiche. Quello stette sotto questo tetto tanto sordido, lo sostenne questo pavimento tanto vile: ma ora chi è colui che accetti di farsi un bagno?
Gli sembrerebbe di essere un povero e un sordido, se le pareti non brillassero di grandi e preziosi specchi, se i marmi alessandrini non fossero distinti per le incrostazioni numidiche molto pregiate, se i rubinetti d'argento non effondessero acqua.
(Traduzione By Maria D. )
Versione tratta da Seneca
Spiegazione del brano
Questo brano è tratto dalle "Epistulae Morales ad Lucilium" (Lettere morali a Lucilio), una raccolta di lettere scritte dal filosofo stoico romano Seneca al suo amico Lucilio.
Queste lettere contengono sagge riflessioni sulla filosofia stoica e su come vivere una vita virtuosa e serena. La lettera da cui è tratto il passo in questione è la numero 86. Nel passo, Seneca sta descrivendo la villa di Scipione l'Africano, un generale e politico romano che fu una figura chiave nelle guerre puniche contro Cartagine. Scipione era famoso non solo per le sue abilità militari, ma anche per la sua moderazione, pietà e virtù, caratteristiche che lo resero un esempio di comportamento virtuoso secondo i principi stoici. Seneca scrive dalla villa di Scipione e menziona l'adorazione dei suoi mani (gli spiriti degli antenati) e dell'ara funeraria che rappresenta il sepolcro di Scipione.
L'anima di Scipione, secondo Seneca, sembra essere salita al cielo, non tanto per le sue imprese militari, ma per la sua moderazione e pietà, che lo rendevano degno di ammirazione, soprattutto per averle dimostrate più quando lasciò la patria piuttosto che quando la difese. Seneca descrive anche la villa di Scipione, situata in un angolo appartato, dove Scipione trascorse il suo esilio volontario. Nonostante le condizioni semplici della villa, Seneca nota che ha avuto il privilegio di vedere e riflettere sulla natura dei costumi di Scipione e, per estensione, sulla propria filosofia stoica.
Egli sottolinea il contrasto tra il lusso e l'apparenza esteriore delle costruzioni moderne e la semplicità degli stili di vita passati, sottolineando così il valore dell'austerità e della virtù interiore rispetto all'ostentazione esteriore. In sintesi, questo passo di Seneca celebra le virtù e la moderazione di Scipione l'Africano, sottolineando l'importanza delle qualità interiori e del comportamento virtuoso rispetto all'apparenza esteriore e al lusso materiale.
(by Starinthedark)