Superstizione dei romani - VERTE MECUM
Superstizione dei romani
versione latino traduzione libro Verte Mecum
Inizio: Scimus Romanos superstitione imbutos fuisse. etenim existimabant futura praedici ab iis qui victimarum exta inspiciebant quique haruspices vocabantur... Fine: insolitis motibus tremuisse, pecudes verba dixisse, cruorem e puteis manavisse. Quae cuncta, horribilia visu, gelidum terrorem in animos iniciebant.
Sappiamo che i Romani furono imbevuti di superstizione. Credevano infatti che il futuro fosse predetto da coloro che esaminavano le viscere delle vittime e che si chiamavano aruspici.
Pensavano anche che il volere degli dei fosse manifestato dal volo degli uccelli, e che la vittoria o la sconfitta degli eserciti fosse predetta dalla fame dei giovano animali sacri.
Così Virgilio afferma che la morte di Cesare era stata annunciata da molti prodigi; narra infatti che il sole fu oscurato da una fosca caligine, che le Alpi tremarono per insoliti movimenti, che gli animali parlarono, che dai pozzi fuoriuscisse sangue. E tutte queste cose, orribili a vedersi, infondevano negli animi un gelido terrore.