Prudenza di un luogotenente di Cesare
Dum haec in Venetis geruntur, Q. Titurius Sabinus ...dimicandum non existimabat.
Mentre succedono queste cose fra nei territori veneti, Quinto Titorio Sabino con quelle milizie che aveva ricevuto da Cesare, arrivò nel territorio dei Venelli.
A questi era a capo Viridovice e teneva il supremo comando di tutte quelle città che avevano defezionato; da queste aveva messo insieme un esercito e grandi milizie; e in questi pochi giorni gli Aulerci, gli Eburevoci e i Lessobi, avendo ucciso i loro capi poiché non volevano essere promotori della guerra, chiusero le porte e si unirono a Viridovice; e inoltre si era raccolta da ogni parte della Gallia una grande moltitudine di malfattori e ladroni, che la speranza di predare e il desiderio di combattere avevano distolto dall'agricoltura e dalla fatica quotidiana.
Sabino se ne stava nell'accampamento in un luogo adatto per tutte le cose (sotto ogni punto di vista), poiché Viridovice si era appostato di fronte a lui a due miglia di distanza e ogni giorno mandava avanti milizie e offriva la possibilità di combattere, cosicché già Sabino veniva non solo in disprezzo ai nemici, ma anche talvolta era oggetto delle critiche dei nostri soldati.
Infatti aveva dato tanta dimostrazione di essere timoroso che i nemici già osavano avvicinarsi al vallo dell'accampamento. Faceva ciò per questo motivo perché pensava che con una così grande moltitudine di nemici, specialmente essendo assente colui che aveva il comando supremo, (da) luogotenente non si dovesse combattere se non in luogo opportuno e data una qualche sicurezza.