ERMOTIMO 22 - La città della filosofia
Ἔστω δή μοι ἡ μὲν ἀρετὴ τοιόνδε τι οἷον πόλις τις εὐδαίμονας ἔχουσα τοὺς ἐμπολιτευομένους (ὡς φαίη ἂν ὁ διδάσκαλος ὁ σὸς ἐκεῖθέν ποθεν...
Sia dunque la virtù come una città che abbia i felici suoi abitatori (come direbbe il tuo maestro, che ci è venuto di là) tutti cime di sapienti, costanti, giusti, prudenti, e poco meno che Dei.
Le ribalderie che sono fra noi, rapire, opprimere, ingannare, in quella città neppure per sogno: ma ci si vive in pace ed in concordia grande.
E naturalmente: perché, penso, le cagioni che nelle altre città fan nascere le discordie e le sedizioni, e per le quali la gente si mangiano vivi l'un l'altro, quivi non sono affatto; non c'è più né oro, né piaceri, né onori, né distinzioni;
anzi queste cose son tutte bandite dalla città, e non sono credute necessarie a stare con loro. Quindi essi vivono una vita tranquilla e felicissima, con giustizia, con equità, con libertà, e con tutti gli altri beni.
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