Luciano, Dialogo degli Dei Apollo e Ermes

ἈπόλλωνἜχεις μοι λέγειν, ὦ Ἑρμῆ, πότερος τούτων ὁ Κάστωρ ἐστὶ ἢ πότερος ὁ Πολυδεύκης; ἐγὼ γὰρ οὐκ ἂν διακρίναιμι αὐτούς....

Apollo
Sei in grado di dirmi, o Ermes, chi di questi due è Castore, e chi dei due è Polluce?

lo infatti non posso distinguerli ( διακρίναιμι - διακρί̱ναιμι, διακρίνω ao opt a att 1a sg. ).

Ermes.
Questo che è stato ieri con noi era quel famoso Castore, questi invece è Polluce.

Apollo
E come li distingui, se infatti sono simili?

Ermes
Polluce o Apollo, ha sul volto le tracce delle ferite che ha ricevuto (ἐδέξατο, δέχομαι aor 3a sing) dagli avversari che esercitavano il pugilato, e soprattutto da Bebrico Amico quando navigavano con Giasone, Castore invece non ne mostra alcuno, ma il volto è puro e intatto.



Apollo
Sei stato utile (ωνησας aor ind 2a sing ὀνίνημι) avendomi insegnato (διδάξας part aor διδάσκω) questi segni di riconoscimento;

ma dimmi anche questo, perché non sono mai con noi tutt' e due, ma uno dei due ora è per metà morto, ora è un dio?

Ermes
Fanno questo per amore fraterno; poiché uno dei figli di Leda doveva morire e uno invece doveva essere immortale, così questi si divisero (ἐνείμαντο, νέμω aor ind med 3a pl) l'immortalità.

(Traduzione letterale di Anna Maria Di Leo)

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