ARISTOTELE - RETORICA, 1358a e 1358b
Ἔστιν δὲ τῆς ῥητορικῆς εἴδη τρία τὸν ἀριθμόν· τοσοῦτοι γὰρ καὶ οἱ ἀκροαταὶ τῶν λόγων ὑπάρχουσιν ὄντες. σύγκειται μὲν γὰρ ἐκ τριῶν ὁ λόγος, ἔκ τε τοῦ λέγοντος καὶ [1358b] περὶ οὗ λέγει καὶ πρὸς ὅν, καὶ τὸ τέλος πρὸς τοῦτόν ἐστιν, λέγω δὲ τὸν ἀκροατήν. ἀνάγκη δὲ τὸν ἀκροατὴν ἢ θεωρὸν εἶναι ἢ κριτήν, κριτὴν δὲ ἢ τῶν γεγενημένων ἢ τῶν μελλόντων. ἔστιν δ' ὁ μὲν περὶ τῶν μελλόντων κρίνων ὁ ἐκκλησιαστής, ὁ δὲ περὶ τῶν γεγενημένων [οἷον] ὁ δικαστής, ὁ δὲ περὶ τῆς δυνάμεως ὁ θεωρός, ὥστ' ἐξ ἀνάγκης ἂν εἴη τρία γένη τῶν λόγων τῶν ῥητορικῶν, συμβουλευτικόν, δικανικόν, ἐπιδεικτικόν. συμβουλῆς δὲ τὸ μὲν προτροπή, τὸ δὲ ἀποτροπή· ἀεὶ γὰρ καὶ οἱ ἰδίᾳ συμβουλεύοντες καὶ οἱ κοινῇ δημηγοροῦντες τούτων θάτερον ποιοῦσιν. δίκης δὲ τὸ μὲν κατηγορία, τὸ δ' ἀπολογία· τούτων γὰρ ὁποτερονοῦν ποιεῖν ἀνάγκη τοὺς ἀμφισβητοῦντας. ἐπιδεικτικοῦ δὲ τὸ μὲν ἔπαινος τὸ δὲ ψόγος. χρόνοι δὲ ἑκάστου τούτων εἰσὶ τῷ μὲν συμβουλεύοντι ὁ μέλλων (περὶ γὰρ τῶν ἐσομένων συμβουλεύει ἢ προτρέπων ἢ ἀποτρέπων), τῷ δὲ δικαζομένῳ ὁ γενόμενος (περὶ γὰρ τῶν πεπραγμένων ἀεὶ ὁ μὲν κατηγορεῖ, ὁ δὲ ἀπολογεῖται), τῷ δ' ἐπιδεικτικῷ κυριώτατος μὲν ὁ παρών (κατὰ γὰρ τὰ ὑπάρχοντα ἐπαινοῦσιν ἢ ψέγουσιν πάντες), προσχρῶνται δὲ πολλάκις καὶ τὰ γενόμενα ἀναμιμνήσκοντες καὶ τὰ μέλλοντα προεικάζοντες. τέλος δὲ ἑκάστοις τούτων ἕτερόν ἐστι, καὶ τρισὶν οὖσι τρία, τῷ μὲν συμβουλεύοντι τὸ συμφέρον καὶ βλαβερόν· ὁ μὲν γὰρ προτρέπων ὡς βέλτιον συμβουλεύει, ὁ δὲ ἀποτρέπων ὡς χείρονος ἀποτρέπει, τὰ δ' ἄλλα πρὸς τοῦτο συμπαραλαμβάνει, ἢ δίκαιον ἢ ἄδικον, ἢ καλὸν ἢ αἰσχρόν· τοῖς δὲ δικαζομένοις τὸ δίκαιον καὶ τὸ ἄδικον, τὰ δ' ἄλλα καὶ οὗτοι συμπαραλαμβάνουσι πρὸς ταῦτα· τοῖς δ' ἐπαινοῦσιν καὶ ψέγουσιν τὸ καλὸν καὶ τὸ αἰσχρόν, τὰ δ' ἄλλα καὶ οὗτοι πρὸς ταῦτα ἐπαναφέρουσιν.
I generi della retorica sono tre di numero: altrettante infatti sono gli ascoltatori dei discorsi.
Infatti, il discorso è costituito da tre elementi, colui che parla, ciò di cui si parla, colui al quale si parla, e il fine è rivolto a questo, cioè, dico l'ascoltatore. è necessario, poi, che l'ascoltatore sia uno spettatore o un giudice, ovvero, un giudice o degli avvenimenti passati o degli avvenimenti futuri. Colui che giudica riguardo agli avvenimenti futuri è il membro dell'assemblea, invece, colui che giudica riguardo agli avvenimenti passati è il giudice del tribunale, invece, colui che giudica riguardo l'abilità dell'oratore è lo spettatore, cosicché necessariamente saranno tre i generi di discorsi retorici, deliberativo, giudiziario, epidittico. dell'oratoria deliberativa fanno parte tanto l'esortazione, quanto la dissuasione: infatti, sia quelli che danno consigli a livello privato sia quelli che parlano in pubblico fanno sempre l'una o l'altra di queste due cose.
abbiamo, di un processo, da un lato l'accusa, d'altro la difesa; infatti, è necessario che le parti in causa sostengano o l'uno o l'altro di queste due ruoli. Del genere epidittico fanno parte la lode e il biasimo. Ognuno di questi generi tempi specifici, il futuro per chi consiglia (infatti, consiglia a proposito di eventi futuri o esortando o dissuadendo); il passato che chi sostiene una causa (infatti, sempre in relazione agli avvenimenti passati uno accusa, l'altro si difende), per l'epidittico il presente è il più appropriato (infatti, sulla base delle cose esistenti tutti lodano o biasimano), ma spesso si avvalgono anche di altro sia rievocando le cose accadute sia prefigurando quelle future.
Ognuno di questi generi ha un fine differente, sono tre essendo tre i generi. Per chi consiglia , l'utile o il nocivo: infatti, colui che esorta consiglia per il meglio, invece, chi sconsiglia come se dissuadesse dal peggio, quanto al resto costituisce un'aggiunta, o il giusto, o l'ingiusto, il bello o il brutto; per coloro che sostengono una causa, il giusto e l'ingiusto, e anche questi aggiungono altre cose a queste; per coloro che lodano e biasimano il bello e il brutto, e anche questi riportano altre cose oltre a queste.
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