Cicerone De Amicitia 91-92-93 testo latino e traduzione

DE AMICITIA 91 DE AMICITIA 92 DE AMICITIA 94 (Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana

91] Ut igitur et monere et moneri proprium est verae amicitiae et alterum libere facere, non aspere, alterum patienter accipere, non repugnanter, sic habendum est nullam in amicitiis pestem esse maiorem quam adulationem, blanditiam, assentationem;

quamvis enim multis nominibus est hoc vitium notandum levium hominum atque fallacium ad voluntatem loquentium omnia, nihil ad veritatem.

XXV 91 Se, dunque, è indice di vera amicizia ammonire ed essere ammoniti - e ammonire con sincerità, ma senza durezza, e accettare i rimproveri con pazienza, ma senza rancore -, allora dobbiamo ammettere che la peste più esiziale dell'amicizia è l'adulazione, la lusinga e il servilismo.

Dàgli tutti i nomi che vuoi: sarà sempre un vizio da condannare, un vizio di chi è falso e bugiardo, di chi è sempre pronto a dire qualsiasi cosa per compiacere, ma la verità mai.

[92] Cum autem omnium rerum simulatio vitiosa est (tollit enim iudicium veri idque adulterat), tum amicitiae repugnat maxime; delet enim veritatem, sine qua nomen amicitiae valere non potest. Nam cum amicitiae vis sit in eo, ut unus quasi animus fiat ex pluribus, qui id fieri poterit, si ne in uno quidem quoque unus animus erit idemque semper, sed varius, commutabilis, multiplex?

92 D'altronde, se la simulazione in ogni circostanza è un male, perché impedisce il giudizio del vero e lo adultera, allora è assolutamente incompatibile con l'amicizia. Cancella infatti la verità senza la quale non ha più senso la parola amicizia. Se infatti l'essenza dell'amicizia consiste, per così dire, nel fondere in una sola anima più anime, come sarà possibile se nemmeno nell'anima del singolo individuo ci sarà sempre unità e identità, ma diversità, mutevolezza e ambiguità?

[93] Quid enim potest esse tam flexibile, tam devium quam animus eius qui ad alterius non modo sensum ac voluntatem sed etiam vultum atque nutum convertitur? Negat quis, nego; ait, aio; postremo imperavi egomet mihi Omnia adsentari, ut ait idem Terentius, sed ille in Gnathonis persona, quod amici genus adhibere omnino levitatis est.

93 Esiste qualcosa di tanto flessibile, di tanto sviato quanto l'anima di chi si trasforma non solo sulla base dell'umore e della volontà di un altro, ma anche della sua espressione o di un suo cenno?Se dice no, io dico no. Se dice sì, io dico sì. Insomma, mi sono imposto di esser sempre d'accordo, come afferma ancora Terenzio, ma per bocca di Gnatone. Avere un amico del genere è davvero indice di stoltezza!

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