CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 55-56 Testo latino e traduzione
DE AMICITIA 55 DE AMICITIA 56 (Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana
[55] Quid autem stultius quam, cum plurimum copiis, facultatibus, opibus possint, cetera parare, quae parantur pecunia, equos, famulos, vestem egregiam, vasa pretiosa, amicos non parare, optimam et pulcherrimam vitae, ut ita dicam, supellectilem?
etenim cetera cum parant, cui parent, nesciunt, nec cuius causa laborent (eius enim est istorum quidque, qui vicit viribus), amicitiarum sua cuique permanet stabilis et certa possessio;
ut, etiamsi illa maneant, quae sunt quasi dona Fortunae, tamen vita inculta et deserta ab amicis non possit esse iucunda. Sed haec hactenus.
[56] Constituendi autem sunt qui sint in amicitia fines et quasi termini diligendi. De quibus tres video sententias ferri, quarum nullam probo, unam, ut eodem modo erga amicum adfecti simus, quo erga nosmet ipsos, alteram, ut nostra in amicos benevolentia illorum erga nos benevolentiae pariter aequaliterque respondeat, tertiam, ut, quanti quisque se ipse facit, tanti fiat ab amicis.
55 Ma la vera follia, quando dispongono di ricchezze, possibilità e prestigio, è che si procurano tutto ciò che il denaro può offrire - cavalli, servi, vestiti di lusso, vasi preziosi -, ma non gli amici, il migliore, per così dire il più prezioso corredo della vita.
Quando acquistano tutti quei beni, non sanno né per chi li comprano, né per chi si danno tanto da fare. Sono oggetti, infatti, che appartengono al più forte, mentre il possesso dell'amicizia è in ogni uomo stabile e sicuro.
Di conseguenza, anche se conservassero quei beni, che sono come doni della Fortuna, una vita di solitudine, priva di amicizie non potrebbe dar la felicità. Ma sull'argomento ho detto abbastanza.
VI 56 Bisogna ora fissare i limiti dell'amicizia e, per così dire, la linea di confine dell'affetto. Vedo che sull'argomento circolano tre teorie, e nessuna mi sembra accettabile. La prima sostiene che dobbiamo nutrire per gli amici gli stessi sentimenti che proviamo per noi; la seconda che il nostro affetto per gli amici deve corrispondere in tutto e per tutto al loro affetto per noi; la terza che quanto uno stima se stesso, tanto deve essere stimato dagli amici.
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