CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 69-70 testo latino e traduzione

DE AMICITIA 69 DE AMICITIA 70 (Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana

69] Sed maximum est in amicitia parem esse inferiori.

Saepe enim excellentiae quaedam sunt, qualis erat Scipionis in nostro, ut ita dicam, grege.

Numquam se ille Philo, numquam Rupilio, numquam Mummio anteposuit, numquam inferioris ordinis amicis, Q.

vero Maximum fratrem, egregium virum omnino, sibi nequaquam parem, quod is anteibat aetate, tamquam superiorem colebat suosque omnes per se posse esse ampliores volebat.

69 Ma il presupposto fondamentale dell'amicizia è mettersi al livello di chi è inferiore.

Spesso ci sono uomini di levatura superiore, come Scipione nel nostro gruppo. Eppure non fece pesare mai la sua posizione a Filo, mai a Rupilio, mai a Mummio, mai agli amici di rango inferiore.

Anzi, onorava come un superiore, perché più vecchio di lui, suo fratello Quinto Massimo, uomo sì di grandi capacità, ma non del suo livello, e voleva offrire a ogni amico la possibilità di innalzare la propria posizione.

[70] Quod faciendum imitandumque est omnibus, ut, si quam praestantiam virtutis, ingenii, fortunae consecuti sint, impertiant ea suis communicentque cum proximis, ut, si parentibus nati sint humilibus, si propinquos habeant imbecilliore vel animo vel fortuna, eorum augeant opes eisque honori sint et dignitati. Ut in fabulis, qui aliquamdiu propter ignorationem stirpis et generis in famulatu fuerunt, cum cogniti sunt et aut deorum aut regum filii inventi, retinent tamen caritatem in pastores, quos patres multos annos esse duxerunt. Quod est multo profecto magis in veris patribus certisque faciendum. Fructus enim ingenii et virtutis omnisque praestantiae tum maximus capitur, cum in proximum quemque confertur.

70 Ecco cosa dovrebbero fare tutti, imitando Scipione: se sono riusciti a distinguersi per virtù, intelligenza e fortuna, rendano partecipi gli amici della propria superiorità, la condividano con chi hanno più vicino; se, per esempio, i loro genitori sono di umile condizione, se i loro parenti non sono molto dotati di spirito e di sostanze, ne accrescano le risorse e li aiutino a ottenere onori e dignità. È quel che accade in teatro, dove personaggi vissuti a lungo in stato di servitù, perché se ne ignorava la stirpe e l'origine, una volta riconosciuti come figli di dèi o re, mantengono intatto il loro affetto nei riguardi dei pastori che per molti anni hanno considerato loro padri. A maggior ragione bisogna comportarsi così nei confronti dei veri e sicuri genitori. Cogliamo infatti il maggior frutto dell'intelligenza, della virtù, di ogni tipo di superiorità quando ne diamo una parte a chi ci è più vicino.

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