CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 71-72-73-74 testo latino e traduzione

DE AMICITIA 71. 72. 73. 74 (Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana

[71] Ut igitur ii qui sunt in amicitiae coniunctionisque necessitudine superiores, exaequare se cum inferioribus debent, sic inferiores non dolere se a suis aut ingenio aut fortuna aut dignitate superari.

Quorum plerique aut queruntur semper aliquid aut etiam exprobrant, eoque magis, si habere se putant, quod officiose et amice et cum labore aliquo suo factum queant dicere.

Odiosum sane genus hominum officia exprobrantium; quae meminisse debet is in quem conlata sunt, non commemorare, qui contulit.

XX 71 Come, dunque, nei legami di amicizia o nelle relazioni vincolanti i superiori devono mettersi al livello degli inferiori, così gli inferiori non devono affliggersi nel vedersi superati per intelligenza, fortuna e dignità.

Invece, la maggior parte di questi è sempre pronta a lamentarsi o a rinfacciare qualcosa, soprattutto se pensa di poter ricordare un favore reso che ne attesti la premura, l'amicizia e anche un certo disturbo.

Che gente odiosa! È sempre pronta a rinfacciare quel che ha fatto, mentre dei favori dovrebbe ricordarsi chi li ha ricevuti e non parlarne chi li ha resi.

[72] Quam ob rem ut ii qui superiores sunt submittere se debent in amicitia, sic quodam modo inferiores extollere. Sunt enim quidam qui molestas amicitias faciunt, cum ipsi se contemni putant; quod non fere contingit nisi iis qui etiam contemnendos se arbitrantur; qui hac opinione non modo verbis sed etiam opere levandi sunt.

[73] Tantum autem cuique tribuendum, primum quantum ipse efficere possis, deinde etiam quantum ille quem diligas atque adiuves, sustinere. Non enim neque tu possis, quamvis excellas, omnes tuos ad honores amplissimos perducere, ut Scipio P. Rupilium potuit consulem efficere, fratrem eius L. non potuit. Quod si etiam possis quidvis deferre ad alterum, videndum est tamen, quid ille possit sustinere.

72 Perciò, nei rapporti di amicizia come coloro che sono superiori devono abbassarsi, così, in un certo senso, devono elevare gli inferiori. Ci sono persone, infatti, che tolgono il piacere dell'amicizia perché si credono disprezzate; capita generalmente solo a chi non si considera degno della stima altrui. È doveroso, quindi, liberarli di tale pregiudizio non solo a parole, ma anche con i fatti. 73 Devi inoltre dare all'amico in primo luogo quanto sei in grado di dare, in secondo luogo quanto la persona che ami e vuoi aiutare è in grado di sostenere. Per quanto tu stia in alto non potresti condurre gli amici ai vertici delle cariche pubbliche. Scipione, per esempio, riuscì a far eleggere console Publio Rupilio, ma non il fratello di costui, Lucio. Ma se anche potessi conferire a un altro una carica qualsiasi, devi sempre vedere se sia capace di sostenerla.

[74] Omnino amicitiae corroboratis iam confirmatisque et ingeniis et aetatibus iudicandae sunt, nec si qui ineunte aetate venandi aut pilae studiosi fuerunt, eos habere necessarios quos tum eodem studio praeditos dilexerunt. Isto enim modo nutrices et paedagogi iure vetustatis plurimum benevolentiae postulabunt; qui neglegendi quidem non sunt sed alio quodam modo aestimandi. Aliter amicitiae stabiles permanere non possunt. Dispares enim mores disparia studia sequuntur, quorum dissimilitudo dissociat amicitias; nec ob aliam causam ullam boni improbis, improbi bonis amici esse non possunt, nisi quod tanta est inter eos, quanta maxima potest esse, morum studiorumque distantia.

74 In generale, si devono giudicare le amicizie quando il carattere si è formato e l'età è matura. Se, da giovani, siamo stati appassionati di caccia o del gioco della palla, non dobbiamo considerare necessariamente amici i compagni che allora prediligevamo perché accomunati dalla stessa passione. In questo modo, nutrici e pedagoghi si sentiranno in dovere di esigere il massimo dell'affetto per diritto di anzianità! Noi non dobbiamo dimenticarli, ma amarli in un altro modo. Diversamente, le amicizie non possono durare in maniera stabile. Caratteri diversi comportano interessi diversi ed è questa diversità a separare gli amici; se i virtuosi non possono essere amici dei malvagi e i malvagi dei virtuosi è solo perché la loro differenza di carattere e di interessi è la più grande che ci sia.

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