Fedone 58e, 59b - Platone
[58ε] Φαίδων: καὶ μὴν ἔγωγε θαυμάσια ἔπαθον παραγενόμενος. οὔτε γὰρ ὡς θανάτῳ παρόντα με ἀνδρὸς ἐπιτηδείου ἔλεος εἰσῄει: εὐδαίμων γάρ μοι...
Testo tradotto e spiegato
E certamente io ho sperimentato cose incredibili stando accanto a Socrate. E non infatti come per un morto/moribondo mi sovveniva, la compassione di un amico, non mi saliva infatti la commozione, pur trovandomi io accanto un morituro di cui ero anche amico.
Un uomo felice infatti mi sembrava o Echecrate, e nel modo (di fare...) e nei discorsi, poiché intrepidamente e nobilmente moriva/andava alla morte, tanto che a me quello (Socrate) suggeriva/faceva pensare di non andare/che non andava recandosi nell'Ade senza un destino divino, ma giunto là che sarebbe stato bene come nessun altro prima di lui.
Per queste cose certamente nulla di molto compassionevole mi sovveniva come sembrerebbe essere opportuno per l'esservi una disgrazia/come accade solitamente in presenza di una disgrazia e nemmeno mi sovveniva del piacere in quanto essendo noi nella filosofia/dal momento che ci stavamo occupando di filosofia come era divenuta nostra abitudine. E infatti acuni/molti (nostri) discorsi erano tali/di tale natura. Ma una qualche sensazione semplicemente strana era presso di me/provavo e una qualche strana mescolanza sia di piacere sia di dolore miscelata egualmente/mescolati tra loro, pensando che presto questi stava per morire.
E tutti i presenti in qualche modo così stavano/si sentivano, in parte ridenti/a tratti ridevano, in parte piangenti/a tratti piangevano, ma uno di noi anche particolarmente/più degli altri, Apollodoro - sai/conosci infatti in qualche modo in sostanza l'uomo e il suo modo (di essere).
(by Adriano Toricelli)
Φαίδων: Fedone:
E CERTAMENTE [καὶ μὴν ἔγωγε] IO HO SPERIMENTATO COSE INCREDIBILI STANDO ACCANTO (A SOCRATE...) [θαυμάσια ἔπαθον παραγενόμενος].
E NON INFATTI COME PER UN MORTO/UN MORIBONDO [οὔτε γὰρ ὡς θανάτῳ παρόντα ἀνδρὸς ἐπιτηδείου ἔλεος] MI SOVVENIVA [με... εἰσῄει], STANDO ACCANTO (A SOCRATE...) [παρόντα], LA COMPASSIONE DI UN AMICO [ἀνδρὸς ἐπιτηδείου ἔλεος;
ἀνδρὸς ἐπιτηδείου: un uomo vicino a un altro, un amico]; //NON MI SALIVA INFATTI LA COMMOZIONE, PUR TROVANDOMI IO ACCANTO A UN MORITURO, DI CUI ERO ANCHE AMICO [οὔτε γὰρ ὡς θανάτῳ παρόντα με ἀνδρὸς ἐπιτηδείου ἔλεος εἰσῄει].
UN UOMO FELICE INFATTI MI SEMBRAVA, O ECHECRATE [εὐδαίμων γάρ μοι ἁνὴρ ἐφαίνετο, ὦ Ἐχέκρατες], E NEL MODO (DI FARE...) E NEI DISCORSI [καὶ τοῦ τρόπου καὶ τῶν λόγων], POICHÉ INTREPIDAMENTE E NOBILMENTE MORIVA/ANDAVA ALLA MORTE [ὡς ἀδεῶς καὶ γενναίως ἐτελεύτα],
ὥστε μοι ἐκεῖνον παρίστασθαι μηδ᾽ εἰς Ἅιδου ἰόντα ἄνευ θείας μοίρας ἰέναι, ἀλλὰ καὶ ἐκεῖσε ἀφικόμενον εὖ πράξειν, εἴπερ τις πώποτε καὶ ἄλλος.
TANTO CHE A ME QUELLO (SOCRATE...) SUGGERIVA/FACEVA PENSARE [ὥστε μοι ἐκεῖνον παρίστασθαι] DI NON ANDARE/CHE NON ANDAVA [μηδ᾽... ἰέναι] ANDANDO/RECANDOSI NELL’ADE [εἰς Ἅιδου ἰόντα] SENZA UN DESTINO DIVINO [ἄνευ θείας μοίρας], MA ANCHE GIUNTO LÀ [ἀλλὰ καὶ ἐκεῖσε ἀφικόμενον] DI STARE BENE/CHE SAREBBE STATO BENE [εὖ πράξειν--infinito futuro:
“che sarebbe stato bene”], COME NESSUN ALTRO PRIMA DI LUI [εἴπερ τις πώποτε καὶ ἄλλος: espressione ricorrente, letteralm. : “se anche qualcun’altro mai”].
διὰ δὴ ταῦτα οὐδὲν πάνυ μοι ἐλεινὸν εἰσῄει, ὡς εἰκὸς ἂν δόξειεν εἶναι παρόντι πένθει, οὔτε αὖ ἡδονὴ ὡς ἐν φιλοσοφίᾳ ἡμῶν ὄντων ὥσπερ εἰώθεμεν — καὶ γὰρ οἱ λόγοι τοιοῦτοί τινες ἦσαν —
PER QUESTA COSE CERTAMENTE [διὰ δὴ ταῦτα] NULLA DI MOLTO COMPASSIONEVOLE [οὐδὲν πάνυ ἐλεινὸν] MI SOVVENIVA [μοι εἰσῄει], COME SEMBREREBBE [ὡς ἂν δόξειεν] ESSERE OPPORTUNO PER L’ESSERVI UNA DISGRAZIA/COME ACCADE SOLITAMENTE IN PRESENZA DI UNA DISGRAZIA [εἶναι εἰκὸς παρόντι πένθει], E NEMMENO (MI SOVVENIVA...) DEL PIACERE [οὔτε αὖ ἡδονὴ] IN QUANTO ESSENDO NOI NELLA FILOSOFIA/DAL MOMENTO CHE CI STAVAMO OCCUPANDO DI FILOSOFIA [ὡς ἐν φιλοσοφίᾳ ἡμῶν ὄντων] COME ERA DIVENUTA NOSTRA ABITUDINE [ὥσπερ εἰώθεμεν--perfetto di ἔθω: sono abituato;
ho come costume] – E INFATTI ALCUNI/MOLTI (NOSTRI...) DISCORSI ERANO TALI/DI TALE NATURA [καὶ γὰρ οἱ λόγοι τοιοῦτοί τινες ἦσαν] –
MA UNA QUALCHE SENSAZIONE [ἀλλ᾽ τί... πάθος] SEMPLICEMENTE STRANA [ἀτεχνῶς ἄτοπόν] ERA PRESSO DI ME/PROVAVO [μοι... παρῆν] E UNA QUALCHE STRANA MESCOLANZA SIA DI PIACERE SIA DI DOLORE [καί τις ἀήθης κρᾶσις ἀπό τε τῆς ἡδονῆς... καὶ ἀπὸ τῆς λύπης] MISCELATA EGUALMENTE/MESCOLATI TRA LORO [συγκεκραμένη ὁμοῦ; συγκεκραμένη: partic.
perfetto medio-passivo di συγ-κεράννυμι: mescolo assieme, miscelo... Notare che il termine κρᾶσις ha la stessa radice di κεράννυμι, significa infatti “commistione”, “mescolanza”], PENSANDO CHE PRESTO QUESTI STAVA PER MORIRE [ἐνθυμουμένῳ (riferito a μοι) ὅτι αὐτίκα ἐκεῖνος ἔμελλε τελευτᾶν].
καὶ πάντες οἱ παρόντες σχεδόν τι οὕτω διεκείμεθα, τοτὲ μὲν γελῶντες, ἐνίοτε δὲ δακρύοντες, εἷς δὲ ἡμῶν καὶ διαφερόντως, Ἀπολλόδωρος — οἶσθα γάρ που τὸν ἄνδρα καὶ τὸν τρόπον αὐτοῦ.
E TUTTI I PRESENTI [καὶ πάντες οἱ παρόντες] IN QUALCHE MODO [σχεδόν τι: è un modo di dire, un’espressione fatta] COSÌ STAVANO/SI SENTIVANO [οὕτω διεκείμεθα], IN PARTE RIDENTI/A TRATTI RIDEVANO [τοτὲ μὲν... γελῶντες], IN PARTE PIANGENTI/A TRATTI PIANGEVANO [...ἐνίοτε δὲ δακρύοντες], MA UNO DI NOI ANCHE PARTICOLARMENTE/PIÙ DEGLI ALTRI, APOLLODORO [εἷς δὲ ἡμῶν καὶ διαφερόντως, Ἀπολλόδωρος] - SAI/CONOSCI INFATTI IN QUALCHE MODO/IN SOSTANZA [οἶσθα γάρ που] L’UOMO E IL SUO MODO (DI ESSERE...) [τὸν ἄνδρα καὶ τὸν τρόπον αὐτοῦ].
(by Adriano Toricelli)
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