L'innocenza e la felicità degli uomini primitivi
πρῶτον μὲν ἠγάπων καὶ ἐφιλοφρονοῦντο ἀλλήλους δι᾽ ἐρημίαν, ἔπειτα οὐ περιμάχητος ἦν αὐτοῖς ἡ τροφή.....
Prima di tutto quegli uomini si amavano e usavano benevolenza gli uni verso gli altri a causa della loro solitudine, in secondo luogo il nutrirsi non rappresentava per loro motivo di contesa. I pascoli non mancavano, se non in principio per alcuni, e soprattutto dei pascoli in quel tempo vivevano: non mancavano affatto né latte né carne, e inoltre andando a caccia si procuravano un non vile né scarso nutrimento. Ed erano forniti di vestiti, di coperte, di case, e di vasi da mettere sul fuoco e da usare in altro modo: le arti plastiche e tessili, infatti, non hanno affatto bisogno del ferro, e un dio le donò perché procurassero agli uomini tutto ciò che si è appena detto, e perché quando il genere umano venisse a trovarsi in simili difficoltà avesse come un germoglio per potersi sviluppare. Essi non erano del tutto poveri, e la povertà non li costringeva ad essere ostili fra loro: ma non erano neppure ricchi, poiché non possedevano né oro né argento, e questa era in quel tempo la loro condizione. E quando in una comunità non convivono né ricchezza né povertà, nascono in essa i più nobili costumi: e non vi possono essere né violenza, né ingiustizia, né invidie, né gelosie. Per queste ragioni erano buoni e per quella che viene definita semplicità: se ascoltavano qualcosa di bello o di brutto, ritenevano, nella loro semplicità, che ciò che era stato detto fosse verissimo e vi prestavano fede. Nessuno sapeva sospettare il falso abilmente come ora, ma tenendo per vero ciò che si raccontava degli dèi e degli uomini vivevano in questo modo: perciò erano tali quali noi ora li abbiamo descritti.
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