Ciro spiega ai figli cosa pensa dell'immortalità dell'anima

οὔτοι ἔγωγε, ὦ παῖδες, οὐδὲ τοῦτο πώποτε ἐπείσθην ὡς ἡ ψυχὴ ἕως μὲν ἂν ἐν θνητῷ σώματι ᾖ, ζῇ, ὅταν δὲ τούτου ἀπαλλαγῇ, τέθνηκεν: ὁρῶ γὰρ...

"Per parte mia, o figli, io non ho mai potuto convincermi che l'anima viva finché alberga in un corpo mortale, muoia quando da esso si divide:

in realtà vedo che è proprio l'anima che conferisce vitalità ai corpi mortali per il tempo in cui si trova dentro di essi. Ne mi sono potuto persuadere che l'anima si spogli di ogni coscienza una volta che si sia staccata dal corpo, che esso sì è privo di conoscenza; sembra più  verosimile, piuttosto, che la mente raggiunga la sua più piena intelligenza quando, separandosi dal corpo si fa pura e incontaminata.

E quando la persona si dissolve è chiaro che ogni particella si ricongiunge ad un elemento della stessa natura ad eccezione dell'anima che, essa sola, invisibile permane, e sia quando è presente, sia quando è assente.

Aggiunse: considerate che nessuna esperienza umana è più simile del sonno alla morte, e tuttavia mai come allora, evidentemente, perchè raggiunge la massima indipendenza dal corpo, l'anima di un uomo rivela la sua natura divina e prevede in certa misura gli enti futuri."

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