Una rivolta sedata da Ciro

ὁ δὲ Πρόξενος (ἔτυχε γὰρ ὕστερος προσιὼν καὶ τάξις αὐτῷ ἑπομένη τῶν ὁπλιτῶν) εὐθὺς οὖν εἰς τὸ μέσον ἀμφοτέρων ἄγων ἔθετο τὰ ὅπλα καὶ ἐδεῖτο τοῦ Κλεάρχου μὴ ποιεῖν ταῦτα....

Prosseno, (che chiudeva la colonna e guidava una schiera di opliti), subito dispose i suoi uomini tra i due schieramenti, fece deporre le armi e cominciò a scongiurare Clearco di desistere.

Ma quello era adirato: per poco non l'avevano massacrato a pietrate e Prosseno, tranquillo e beato, gli veniva a parlare della disgrazia capitata a lui? Che si levasse di mezzo.  In quel mentre, giunse anche Ciro che fu messo al corrente dei fatti: sùbito impugnò un mazzo di giavellotti e, con chi era presente tra i suoi fidi, si gettò nel mezzo e disse:  "Clearco e Prosseno e voi altri Greci presenti, avete perso la testa?

Accendete la scintilla di una battaglia tra di voi e fate pure conto che, questo giorno stesso, anch'io sarò fatto a pezzi e voi, non molto dopo di me. Se le cose per noi si mettono male, tutti questi barbari qui, che vedete, saranno per noi un nemico ben più pericoloso dei soldati del re".  Alle parole di Ciro, Clearco tornò in sé. Cessate le ostilità, entrambe le parti riposero le armi.

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