Apollodoro, Epitome libro E capitolo 2 sezione 4

τοῦ δὲ βασιλεύοντος Πίσης Οἰνομάου θυγατέρα ἔχοντος Ἱπποδάμειαν, καὶ εἴτε αὐτῆς ἐρῶντος, ὥς τινες λέγουσιν, εἴτε χρησμὸν ἔχοντος τελευτῆσαι...

Avendo Enomao il re di Pisa (genitivo assoluto), una figlia, Ippodamia, e, sia che fosse innamorato di lei, come alcuni dicono, sia invece che avesse ricevuto un oracolo che diceva che sarebbe stato ucciso dallo sposo, nessuno ancora la prendeva in moglie.

Ma infatti il padre non era riuscito a persuaderla a unirsi a lui, mentre  venivano uccisi da lui i corteggiatori (coloro che la corteggiavano).

(Enomao) infatti avendo delle armi e cavalli donati da Ares, ordinava una gara per i pretendenti al matrimonio ed il pretendente doveva dopo aver preso sul suo carro Ippodamia, fuggire fino all'istmo di Corinto: Enomao, armato, lo inseguiva subito, e se lo raggiungeva (il participio puoi tradurlo anche con un'ipotetica), lo uccideva.

Colui che non si fosse fatto raggiungere avrebbe avuto (lett. presente: ha) la mano di Ippodamia. E in questo modo uccideva molti pretendenti, dodici come alcuni dicono: mentre (de) le teste mozze dei pretendenti venivano inchiodate sul palazzo (sulla casa di Enomao).

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