Catilinarie Libro 3 capitolo 16 - Cicerone
Nunc, Quirites, quoniam consceleratissimi periculosissimique belli nefarios duces captos iam et comprehensos tenetis, existimandum esse puto omnes Catilinae opes concidisse, cum haec pericula depulsa sint....
Ora, o Quiriti, dal momento che (aliquem teneo = trattenere qualcuno) trattenete e contenete prigionieri i più infami (superlativo conscĕlĕrātus) e i più pericolosi nefandi condottieri ritengo che bisogna credere che tutte le forze armate di Catilina siano state annientate, poiché questi pericoli sono stati allontanati.
Quando io bandivo [dalla città] Catilina, nell'animo presagivo questo: non bisognava più temere i restanti suoi alleati. Egli era il solo da temere fra tutti questi, ma solo fino a quando [eli] era nella nostra città.
Infatti egli veniva a conoscenza di ogni cosa (puoi tradurre anche: sapeva tutte le cose), poteva incolpare, colpire, tormentare tutti; egli aveva (dativo di possesso "a lui era l'intelligenza"); intelligenza portata ai crimini: e a lui non mancava né la lingua né la mano. Aveva uomini fidati, che dovevano fare tutte le cose stabilite [dai quali tutte le cose stabilite dovevano essere fatte]. Quando invece aveva intenzione di intraprendere qualche cosa, non c'era nulla che egli stesso non fronteggiasse, vigilasse e facesse: si accingeva a sopportare il freddo, la sete e la fame. Se io non avessi cacciato quest'uomo dalla città, non avrei facilmente allontanato una così grande quantità di pericolo dalle vostre teste.
Infatti, se Catilina fosse rimasto in città avremmo dovuto combattere con lui con le armi.
(By Vogue)
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