Discorso di Cicerone ai senatori (Versione latino Cicerone)
Discorso di Cicerone ai senatori
Autore: Cicerone
Operativamente n° 104 pagina 154
Qua re primum maximas gratias et ago et habeo Pisoni, qui non quid efficere posset in re publica cogitavit, sed quid facere ipse deberet.
Deinde a vobis, patres conscripti, peto ut, etiam si sequi minus audebitis rationem atque auctoritatem meam, benigne me tamen, ut adhuc fecistis, audiatis. Primum igitur acta Caesaris servanda censeo, non quo probem -quis enim id quidem potest?- sed quia rationem habendam maxime arbitror pacis atque otii. Vellem adesset M. Antonius, modo sine advocatis -sed, ut opinor, licet ei minus valere, quod mihi heri per illum non licuit-; doceret me vel potius vos, patres conscripti, quem ad modum ips Cesaris acta defenderet.
E per questo motivo in primo luogo io esprimo e ho una grandissima gratitudine per Pisone, il quale non pensò che cosa potesse fare nella repubblica, ma che cosa egli stesso avesse il dovere di fare. Quindi, o senatori, vi chiedo, anche se non avrete il coraggio di seguire la ragione e la mia opinione, che tuttavia mi ascoltiate benignamente, come avete fatto sino ad ora. Dunque, credo che per prima cosa debbano rimanere in vigore i provvedimenti di Cesare, non perché io ) approvi – chi, infatti, lo potrebbe?- ma poiché penso che debbano essere tenuti in considerazione principalmente la pace e la tranquillità.
Io vorrei che Marco Antonio fosse presente, purchè senza assistenti - ma, come penso, è lecito a lui stare meno bene, il che ieri a me non fu permesso da lui -; farebbe conoscere a me o preferibilmente a voi, o senatori, in che modo egli stesso difenderebbe i provvedimenti di Cesare.
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