Epicuro e gli dei (Versione latino cicerone)
Epicuro e gli dei versione latino Cicerone
Nihil deus agit, nullis occupationibus est inplicatus, nulla opera molitur, sua sapientia et virtute gaudet....
Dio non fa nulla, non è coinvolto in nessuna attività, non si occupa di nessun lavoro, gode della sua saggezza e della (sua) virtù.
Giustamente diremo (che) questo dio (è) felice, mentre (definiremo) il vostro (Dio) molto indaffarato. Infatti avete posto sopra le nostre teste un padrone eterno, da temere giorno e notte1. Chi non temerebbe un Dio che pensa e provvede a tutto, che osserva (tutto)
e che pensa che tutto lo riguardi, (un Dio) intrigante e mai tranquillo2? Da qui è nata per voi prima di tutto quella (= la ben nota) necessità del fato; segue la divinazione, a causa della quale, se volessimo darvi retta, saremmo intrisi di tanta superstizione, da dover venerare gli aruspici, gli àuguri, gli astrologi, gli indovini, gli interpreti dei sogni.
Sciolti da queste paure grazie ad3 Epicuro e messi in libertà, non temiamo quegli (dèi) che comprendiamo che non cercano alcun fastidio, e con devozione e religiosità veneriamo la (loro) natura eccellente e superiore.
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