Honestum et decorum - Cicerone versione lingua magistra
Honestum et decorum
versione latino Cicerone libro lingua magistra 2
Sequitur ut de una reliqua parte honestatis dicendum sit, in qua verecundia et quasi quidam ornatus vitae, temperantia et modestia omnisque sedatio perturbationum animi et rerum modus cernitur....
Rimane da trattare della quarta ed ultima parte dell'onestà cieè di quella parte che comprende in se, anzitutto il ritegno, e poi - come ornamento della vita - la temperanza e la moderazione, vale a dire il pieno acquietamento delle passioni e la giusta misura in ogni cosa.
Questa parte dell'onesto contiene quella virtù che i Greci chiamano pre/pon e che noi possiamo chiamare decoro. Essa è tale per sua natura che non può separarsi dall'onesto: poiché ciò che è decoroso è onesto e ciò che è onesto è decoroso; e la differenza che passa tra l'onestà e il decoro, è più facile a intendere che a spiegare.
In verità, tutto ciò che ha il carattere del decoro, non appare se non quando lo precede l'onestà. Ecco perché, non solo in questa parte dell'onestà, della quale dobbiamo ora trattare, ma anche nelle tre precedenti si manifesta il decoro. Il sapiente uso della ragione e della parola, il meditare ogni azione, e in ogni cosa cercare e osservare la verità, e ad essa attenersi, è decoroso, mentre al contrario l'ingannarsi e l'errare, il cadere in fallo e il lasciarsi raggirare è altrettanto indecoroso quanto l'uscir di strada e uscire di senno; e così ogni azione giusta è decorosa, e ogni azione ingiusta, com'é disonesta, così è anche indecorosa.
Allo stesso modo si comporta la fortezza: tutte le azioni generosi e magnanime appaiono degne dell'uomo e decorose: le azioni contrarie, invece, come sono disoneste, così offendono il decoro.
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