I limiti dell'amicizia - Cicerone versione Maiorum lingua
I limiti dell'amicizia
versione latino Cicerone Maiorum lingua
quatenus amor in amicitia progredi debeat. Numne, si Coriolanus habuit amicos, ferre contra patriam arma illi cum Coriolano debuerunt?...
vediamo innanzi tutto fino a che punto deve spingersi l'amore per un amico. Gli amici di Coriolano, se mai ne ebbe, avrebbero dovuto impugnare le armi contro la patria insieme a lui? E quando Vecellino e Melio aspiravano alla tirannide, gli amici avrebbero dovuto seguirli?
Tiberio Gracco fomentava disordini contro lo stato: Quinto Tuberone e gli altri amici suoi coetanei lo abbandonarono, come si è visto. Invece Caio Blossio di Cuma, ospite della vostra famiglia, Scevola, quando venne da me a chiedere perdono, perché ero membro della commissione d'inchiesta con i consoli Lenate e Rupilio, per giustificarsi diceva di aver stimato tanto Tiberio Gracco da credere suo dovere l'esaudire ogni sua decisione.
Allora io: «Anche se ti avesse chiesto di dare alle fiamme il Campidoglio?» «Non mi avrebbe mai chiesto una cosa simile!» rispose. «In quel caso, però, avrei ubbidito. » Vedete che parole infami! E, perdio, lo fece davvero. Anzi, superò quanto aveva detto: non obbedì alla temerarietà di Tiberio Gracco, ma la istigò, non si offrì come complice della sua follia, ma come guida.
E così, persa completamente la testa, per paura dell'inchiesta straordinaria, riparò in Asia, passò al nemico e pagò allo stato una pena dura, ma giusta. Perciò, dire di aver commesso un reato per un amico non è un'attenuante. Se infatti è stata la tua fede nella virtù a conciliarti l'amicizia, difficilmente l'amicizia resisterà se rinunci alla virtù
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