Il dovere di essere leali e giusti - Versione latino Cicerone
l dovere di essere leali e giusti versione latino
Secundo autem Punico bello post Cannensem pugnam quos decem Hannibal Romam misit astrictos iure iurando se redituros esse nisi de...
Inoltre, dopo la battaglia di Canne, Annibale mandò a Roma quei dieci giovani, sottoposti al giuramento di fare ritorno, se non avessero ottenuto un riscatto, quelli fatti prigionieri, lasciarono tutti i censori per quanto tempo ciascuno di loro visse, perché giurarono (peiero)
il falso, fra i tibutari e non meno degli altri, colui che era caduto nella colpa di un giuramento non rispettato. Uscito, difatti, dal campo col permesso di Annibale, vi ritornò poco dopo, con il pretesto d'aver dimenticato non so che cosa; poi, uscito di nuovo dal campo, si teneva prosciolto dal giuramento; e lo era, a parole, ma non di fatto.
Quando si tratta di lealtà, bisogna guardar sempre, non alla lettera, ma allo spirito della parola. Il più grande esempio, di lealtà verso il nemico fu dato dai nostri padri, quando un disertore di Pirro offrì al senato di uccidere il re con il veleno. Il Senato e Gaio Fabrizio consegnarono il disertore a Pirro. Così, neppure di un nemico potente e aggressore si approvò la morte, se questa doveva comportare un delitto.
E dei doveri di guerra ho parlato abbastanza. Dobbiamo poi ricordare che anche verso le persone più umili si deve osservaer la giustizia. E più umile d'ogni altra è la condizione e la sorte degli schiavi. Ottimo è il consiglio di coloro che raccomandano di valersi di essi come di lavoratori a mercede: si esiga buon lavoro, ma si dia la dovuta ricompensa.
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