In Verrem II 5 - 21 - 22
Nullam in te invidiam ne ex illis quidem rebus concitabo, cum esset talis vir in carcere, in tenebris, in squalore, in sordibus, tyrannicis...
Neppure procurerò alcuna invidia in te tra quelle cose, perché un tale uomo fosse in prigione, nelle tenebre, nella sporcizia, nel sudiciume, con i tuoi tirannici divieti mai fu data possibilità al padre nell'estrema vecchiaia, e al figliuolo giovane di andare da quello.
Tralascerò anche di dire cioè che, quante volte tu andasti a Palermo in quell'anno e sei mesi (infatti tanto a lungo Apollonio stette in prigione), tante il senato Palermitano, insieme con i magistrati e con i sacerdoti pubblici, venne supplichevolmente a pregar che infine fosse liberato quel povero ed innocente di quella miseria.
Lascio tutte queste cose: infatti io prevedo già le argomentazioni con le quali Ortensio si difenderà. Affermerà che presso costui valse più l'utile e la salvezza della provincia che la vecchiaia del padre, la giovinezza del figlio e le lacrime di tu e due: dirà che non si può reggere la repubblica senza spavento e severità: domanderà per quale motivo ai pretori si portano innanzi i fasci, perché siano consegnate le scure, perché fabbricata la prigione e ordinati tanti supplizi secondo il costume dei maggiori contro i malvagi.
Poiché tutte queste saranno dette gravemente e severamente, io domanderò per quale motivo Verre fece togliere subito di prigione il medesimo Apollonio, senza alcun fatto nuovo, senza una difesa e senza motivo ordinerò sia messo fuori dal carcere. (by Stuurm)
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