Cicerone Pro Murena 24 e Pro Murena 25 testo latino e traduzione
PRO MURENA 24 e PRO MURENA 25
Summa dignitas est in eis qui militari laude antecellunt; omnia enim quae sunt in imperio et in statu civitatis ab his defendi et firmari...
Di alto pregio e nobiltà è pure quel talento, che tante volte contribuì alla conquista del consolato, di commuovere con l'eloquente argomentare l'animo dei senatori, del popolo, dei giudici.
Il console si vuol tale che, occorrendo, freni con la sua parola le intemperanze dei tribuni, disvii l'eccitamento popolare, fronteggi ogni tentativo di corruzione. Nessuna meraviglia, dunque, se in virtù di queste attitudini hanno talvolta ottenuto la suprema magistratura anche uomini nuovi: tanto più che esse son tali da cattivare larghe simpatie, saldissime amicizie, forti appoggi. Di che, o Sulpicio, non v'è traccia in quel vostro Mestiere!Anzitutto, in quella così angusta disciplina quale autorità può esserci?
Povero il suo contenuto, e quasi dominato dal gioco delle parole, delle lettere, delle interpunzioni. E poi: se pure presso i nostri antichi codesta attività fu oggetto di qualche ammirazione, ormai, rivelato il vostro arcano, essa è del tutto spregiata e disertata. Un tempo era noto a pochi quando si poteva, o non si poteva, agire in giudizio, perché non era a disposizione di tutti l'elenco dei giorni fasti e nefasti. Grande potere esercitavano i giureconsulti, che venivano interpellati anche sulla scelta del giorno, quasi fossero maghi caldei: finché capitò un tale scrivano, Gneo Flavio, che cavò gli occhi alle cornacchie* e svelò al popolo, perché fosse edotto sui singoli giorni, i misteri del calendario, facendo così man bassa, negli scrigni stessi dei giureconsulti, della loro scienza.
Ond'è che questi ultimi, arrabbiatissimi e timorosi che una volta divulgata e imparata la cabala fosse possibile agire giudizialmente senza il loro aiuto escogitarono formule speciali attraverso le quali intrufolarsi in ogni affare
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