Torquato spiega il concetto di piacere statico - Versione latino Cicerone
Torquato spiega il concetto di piacere statico
versione di laitno di Cicerone e traduzione
Nunc explicabo, voluptas ipsa quae qualisque sit, ut tollatur error omnis imperitorum intellegaturque ea, quae voluptaria, delicata, mollis habeatur disciplina, quam gravis, quam continens, quam severa sit.
Non enim hanc solam sequimur, quae suavitate aliqua naturam ipsam movet et cum iucunditate quadam percipitur sensibus, sed maximam voluptatem illam habemus, quae percipitur omni dolore detracto, nam quoniam, cum privamur dolore, ipsa liberatione et vacuitate omnis molestiae gaudemus, omne autem id, quo gaudemus, voluptas est, ut omne, quo offendimur, dolor, doloris omnis privatio recte nominata est voluptas. ut enim, cum cibo et potione fames sitisque depulsa est, ipsa detractio molestiae consecutionem affert voluptatis, sic in omni re doloris amotio successionem efficit voluptatis
Ora spiegherò cosa e quale sia il piacere, affinché venga tolto ogni errore degli incompetenti e sopportato e si comprenda quanto quella scienza, che è giudicata voluttuosa, attraente, piacevole, sia gravosa, sobria, severa. Infatti non seguiamo solo questo, che muove la natura stessa con qualche dolcezza ed è percepito dai sensi con una certa piacevolezza, ma riteniamo anche sommo piacere quello, che è percepito tolto ogni dolore. Infatti dal momento che, quando siamo liberi dal dolore, godiamo della stessa liberazione e privazione di ogni molestia, e inoltre ciò di cui godiamo è piacere, come tutto ciò di cui soffriamo è dolore, la mancanza di ogni dolore è a ragione chiamata piacere.
Come infatti, la fame e la sete sono scacciate con il cibo e le bevande, la stessa privazione di sofferenza apporta la conseguenza del piacere, così in ogni cosa l'allontanamento del dolore produce il succedere del piacere.
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